In periodo di lockdown moltissimi senior hanno dovuto prendere dimestichezza con i nuovi device digitali e con i moderni strumenti di comunicazione per restare in contatto con molti dei propri affetti.
Hanno così affrontato in prima persona quel grey digital divide (la mancanza di competenze informatico-tecnologiche basilari nei Silver) che in Italia sembra essere più marcato che altrove. È innegabile che i moderni stili di comunicazione dei nativi digitali – dal celeberrimo LOL (laughing out loud) fino al TBH (To be honest) – possano disorientare perfino i trentenni di oggi; dall’altro non si deve fare l’errore di considerare i Social Media come uno spazio off-limits per gli over -anta.
Nasce da qui la rinnovata esigenza di intervenire con campagne di alfabetizzazione digitale specifiche per i senior. L’obiettivo è coadiuvare e sostenere ancora meglio l’active ageing, l’invecchiamento attivo, sfruttando le nuove tecnologie ed evitando aree di emarginazione. In Gran Bretagna gli over 65 spendono molto di più per acquisti di moda rispetto a quanto spendano i più giovani. Mentre negli Stati Uniti, secondo Ernst & Young, i Silver sarebbero 12 volte più ricchi dei Millennial ma sono l’obiettivo di meno del 10% degli sforzi di marketing. È un errore considerare secondariamente i consumatori senior che, secondo alcuni studi, si sentono anche “emarginati” da parte dei grandi marchi, colpevoli di dedicargli poche attenzioni, anche sui Social Media.
In Europa gli over 65 saranno il 51,2% del totale della popolazione entro il 2070. Per cavalcare adeguatamente la “silver wave”, sarà necessario evitare vecchie categorie e dannosi stereotipi, comprendendo la natura del fenomeno, e magari considerando i Social Media come uno strumento sempre più adatto a raggiungere la fascia dei Silver.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)