Oltre le inchieste in corso per le numerose morti di anziani nelle case di riposo c'è una riflessione che bisogna fare sul sistema di assistenza che abbiamo impostato e che nessuna procura potrà mai processare.
Abbiamo costruito un modello imperniato sull'offrire una alternativa di ospitalità per "chi non può stare a casa". Le strutture tolgono agli anziani colori, sapori, odori, utensili, foto, ricordi; in pratica la loro la casa.
Gli operatori sono pagati con contratti al minimo e diventano spesso robot freddi e veloci. I compagni di stanza degli anziani ricoverati diventano specchi della fine. Uno schema che è diventato di comune sentire e che , alla fine, ha coinvolto tutti. In passato non era così; i nostri nonni sono morti nei loro letti ma oggi serve pensare al futuro imparando da ciò che ci ha insegnato il Coronavirus.
Il primo schema a cadere dovrebbe essere quello che affida la titolarità delle gestioni dall’ente territoriale a qualche partecipata e infine alle cooperative. I nostri anziani non sono pacchi da smistare e dovrebbe essere assicurata loro una prospettiva di vita, non una semplice triste sopravvivenza. I nostri cari hanno diritto di godere della memoria di ciò che hanno vissuto.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)