Ci sono due modi per calcolare la propria età: contare gli anni passati da quando si è nati, come si fa da giovani, oppure contare gli anni che restano da vivere, come fanno i vecchi. Per questo è oggi molto difficile sentirsi anziani a 60 anni. Ognuno ha l’età che sente di avere: molti studi hanno dimostrato che chi pensa di essere vecchio agirà da vecchio, facendo spegnere il suo organismo. Chi si sente ancora giovane allontana invece il tempo della vecchiaia. Il Max Planck Institute di Berlino ha chiesto a un migliaio di persone tra i 70 e i 104 anni che età pensassero di avere e, in media tutti si sentivano più giovani di 13 anni. I medici sono concordi nel dire che la “mezza età” di oggi incomincia a 60 anni. La generazione dei «baby boomer» ha molte ragioni per sentirsi giovane: ha vissuto in un periodo privo di guerre, si è nutrita meglio, ha ricevuto cure mediche migliori, ha potuto sostituire denti e capelli, ha curato il proprio aspetto fisico, corre o va in palestra e ha a disposizione specialisti e pillole che aiutano a restare giovani. I sessantenni hanno oggi lo spirito di un quarantenne, ma con meno pressioni e responsabilità. Per definirli in Gran Bretagna hanno proposto «adulto senior», un’espressione accettabile, che fa pensare a un quarantenne con un po’ di saggezza e di esperienza in più. I gerontologi hanno rifatto i calcoli e hanno stabilito che l’età della vecchiaia sarà d’ora in avanti variabile, e comincia dieci anni prima dell’aspettativa di vita media. Poiché questo limite (oggi posto a circa 80 anni) cresce ogni anno, si potrà restare felicemente «adulti senior» ancora a lungo: almeno fino alla prossima riforma della sanità e delle pensioni.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)