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Carrino Antonella

Sessantenni e startupper: i nuovi giovani-vecchi e il mercato del lavoro

20-05-2019

Il Financial Times li definisce «giovani-vecchi»: sono i sessantenni di oggi. Sono in salute, sportivi e persino più produttivi che in passato. All’invecchiamento della popolazione sono dedicati innumerevoli studi ma la cosa interessante è la ridefinizione di quelli che, fino a qualche anno fa, erano considerati quasi «anziani»: gli over 60 appunto. 

Quando ha creato una linea di produzione per lavoratori qualificati over 50, la BMW ha aumentato la produttività del 7% e registrato una diminuzione dell’assenteismo dal 7 al 2%, L’idea stessa della produttività sembra si stia ampliando a fasce anagrafiche considerate quasi al tramonto della carriera. Un recente studio evidenzia che un calo generalizzato delle competenze, connesso all’aumento dell’età dei lavoratori, può essere compensato dallo sviluppo di nuove ed ulteriori competenze.  

Dall’inizio del duemila, il numero di lavoratori anziani è aumentato a causa delle nuove regole pensionistiche e per l’elevata scolarizzazione degli over 55, entrati più tardi nel mondo del lavoro. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative fiscali per incentivare la ricollocazione degli over espulsi dal mercato del lavoro, molti dei quali hanno aperto attività autonome e startup, fenomeno prima ritenuto prerogativa dei ventenni. Per il Financial Times, escludendo le società di social media, l’età media dei fondatori delle start-up statunitensi non è tra i 20 e i 30 ma tra i 45 e i 47 anni.

Tuttavia, moltissime aziende sono ancora riluttanti ad assumere over 50 nonostante l’offerta di occupazione in questa fascia di età stia aumentando. In Italia, tra il 2008 e il 2013, è cresciuta del 20% con un ulteriore +16% nel periodo 2013-2016. Nel 2016 i disoccupati over 50 ha superato il mezzo milione (501.000), pari a 17 disoccupati su 100 totali. 

Anche fuori dal nostro Paese, cominciano a moltiplicarsi i casi di programmi di formazione o assunzione di lavoratori anziani. La banca d’affari americana Goldman Sachs, ad esempio, ha messo a punto il «Returnship program» per avere accesso a un bacino di lavoratori senior; dei 350 soggetti che hanno completato il programma (formazione e mentoring per 10 settimane), circa la metà è tornata a lavorare per Goldman Sachs.
Altre aziende sono nate con lo scopo specifico di ridare una possibilità agli over usciti dal mercato del lavoro. Una piccola azienda toscana specializzata nel settore dei multi servizi, la Mr.Kelp, ha deciso di assumere solo cinquantenni disoccupati.

 

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Autore (Cognome Nome)Carrino Antonella
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2019
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa20-05-2019
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Volume
Approfondimenti
Carrino Antonella
Attori
Parole chiave: Invecchiamento attivo Lavoro nella terza età