“Le migliaia di morti che in questi mesi si sono contate nelle strutture per anziani – dichiara Antonella Pezzullo, segretaria nazionale dello Spi – esigono un’operazione di verità e un cambiamento”.
Quello che, infatti, salta all’occhio, è che – dopo anni di tagli – il mercato delle strutture della terza e quarta età appare sempre più in mano a privati non accreditati.
Ciò che scarseggia in primis è la trasparenza. Una struttura su tre, favorita dalla mancanza di albi nazionali e spesso neanche comunali, non comunica informazioni su personale, rette e servizi.
Case famiglia e comunità, poi, beneficiano di iter normativi agevolati, che richiedono una semplice dichiarazione di inizio attività e corsi regionali per la formazione del personale.
La competizione, poi, porta ad un abbassamento dei requisiti standard di qualità.
L’altro fenomeno è la presenza di pazienti non autosufficienti, anche gravi, in strutture socioassistenziali come la classica casa di riposo. Secondo i dati, il 74% delle strutture assistenziali in Italia li ospita, pur in assenza di personale qualificato.
La preoccupazione è la mancanza di un piano di incentivazione delle prestazioni domiciliari, anche se il governo si è recentemente impegnato in tal senso, forme alternative di cura e integrazione degli interventi rivolti agli anziani non autosufficienti.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)