Battuta d’arresto nella durata media della vita in Italia, che è leggermente diminuita nel 2015 come mostrano i dati provvisori dell’Istat, a 80, 1 anni per gli uomini (contro gli 80,3 dell’anno precedente) e a 84,7 anni per le donne (contro gli 85,0 dell’anno prima). L’Italia resta comunque al vertice dei paesi più longevi con Giappone, Spagna e Svizzera. Per ora le motivazioni di questa battuta d’arresto possono essere soltanto congetturali, poiché occorrono analisi complesse per capire le ragioni. E’ importante però pensare che gli ottantenni di oggi, alla nascita potevano contare su una aspettativa di vita di 51 anni se uomini, e di 53 anni, se donne. Altro dato positivo la sconfitta della mortalità infantile. L’allungamento dell’aspettativa di vita è dovuto a corretta alimentazione, appropriati stili di vita, cure adeguate, buona struttura sanitaria, fattori culturali. Ovviamente la crisi economica ha influito sugli elementi succitati e c’è stata una lieve riduzione della durata della vita. Quindi dovrebbe ridursi anche l’età nella quale andare in pensione. L’aumentare della vita fino adesso, insieme con i forti mutamenti nella struttura produttiva e nella struttura familiare fa sì che debbano esserci grandi mutamenti nelle relazioni interpersonali e familiari. Anche perché l’aumento degli ultra ottuagenari richiede reti di solidarietà fitte e diffuse su tutto il territorio nazionale. A tutto questo si deve aggiungere la necessità di tenere elevato il tasso di occupazione, con un’offerta di lavoro soddisfacente per i giovani, così da permettere loro di costruirsi una vita e una pensione apprezzabili, per permettere al Paese di reggere, anche dal punto di vista previdenziale, l’aumento della durata della vita.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)