Arriva in Commissione Lavoro al Senato il testo di legge sui «caregiver familiari», che, ad oggi, non hanno ancora diritti e tutele, sono inquadrati come semplici volontari. In molti Paesi europei invece, come Regno Unito, Francia, Svezia e Paesi Bassi, oltre ad avere politiche nazionali che ne riconoscono i diritti specifici, possono usufruire di formazione, reddito e benefit previdenziali.
In Italia sono almeno 2,3 milioni le famiglie che hanno almeno una persona con limitazioni gravi, con tutti i problemi immaginabili per chi deve conciliare carriera lavorativa e l’attività di cura. Inoltre le condizioni economiche delle famiglie ne risentono, tanto che il 67% dei nuclei dove è presente una persona con disabilità non può permettersi una settimana di vacanza all’anno, più di un quinto non può riscaldare sufficientemente l’abitazione o consumare un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni. Alessandra Corradi, di Verona ha avviato la onlus «Genitori Tosti In Tutti I Posti», di cui è presidente, che chiede allo Stato di riconoscere la figura del caregiver come lavoratore e di concedergli un prepensionamento, anche perché, secondo uno studio, i caregiver hanno una speranza di vita più bassa (9- 17 anni in meno).
Il disegno di legge prevede tra l’altro per i caregiver il telelavoro e lo smart working, oltre a tre anni di contributi figurativi equiparati al lavoro domestico. Le associazioni richiedono però modifiche e sollecitano un incontro con i membri della commissione del Senato.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)