Le Nazioni Unite stimano che, tra il 2007 e il 2017, circa 3,4 milioni di romeni hanno lasciato il loro Paese (il 17% della popolazione). Moltissime le donne che hanno fatto le assistenti familiari (badanti) in Italia.
Una ricercatrice dell’Università di Udine, Donatella Cozzi, ha visitato la città di Iasi (Romania orientale) per studiare il fenomeno definito "Sindrome Italia”, sempre più spesso diagnosticato fra le badanti romene che hanno lavorato nel nostro Paese. La definizione è stata inventata da due psichiatri ucraini nel 2005. Si tratta di una forma di depressione caratterizzata da ansia, apatia, astenia psichica e fisica, con distrazione, insonnia associata a tristezza e accompagnata da una sensazione di alienazione. Andreea Nester, psichiatra del Socola Hospital, ha spiegato che “È la fragilità genetica di ogni persona che emigra, peggiorata dal vivere in un Paese con altre culture, altre tradizioni, senza sapere la lingua”. La richiesta di badanti è molto alta in un Paese con 13,4 milioni di anziani ma in cui, in questa prestazione lavorativa, non è previsto il part-time e manca la flessibilità nei contratti. Inoltre, il concetto di “vitto e alloggio” è male interpretato e, spesso, per bisogno di soldi, le assistenti domiciliari sono costrette a lavorare anche nel tempo che dovrebbero dedicare al riposo.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)