Diversi studi hanno già dimostrato, a partire dal 2004, che è possibile attenuare l’evoluzione di questa patologia neurodegenerativa, che solitamente colpisce persone di età compresa tra i 40 e i 70 anni, sfruttando tecniche di stimolazione magnetica statica della corteccia cerebrale.
«È ormai conclamato che questa procedura, effettuata per brevi cicli, può determinare una lieve riduzione della velocità di progressione della malattia» conferma Vincenzo Di Lazzaro, Direttore dell’unità operativa complessa di Neurologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico. Oggi, però, si aggiunge un importante tassello in più: la stimolazione, che sarà protratta nel tempo, non verrà effettuata in ospedale bensì nella propria abitazione. È stato messo a punto, infatti, un dispositivo che i pazienti possono utilizzare facilmente a casa loro tutti i giorni, in modo che i ricercatori poi possano valutare l’efficacia di una stimolazione ripetuta e continua.
(Fonte: tratto dall'articolo)