Anziani e solitudine, un problema che può interessare anche l’abuso di farmaci. Uno studio dell’Università della California di San Francisco ha infatti evidenziato che in questi soggetti la predilezione ad usare oppioidi per combattere il dolore è il doppio rispetto a quelli non solitari, così come per l’impiego di ansiolitici e sedativi. Tutto questo aumenta il rischio di declino cognitivo, deficit di attenzione con relativo pericolo di cadute e fratture.
Lo studio, pubblicato su JAMA Internal Medicine, ha analizzato 6.000 individui, di cui il 40% mediamente soli e il 7% completamente, di ambo i generi e di età media 73 anni. “A quell’età le persone si mostrano socialmente attive più che in altri gruppi di età e se ciò non succede è evidente che c’è un problema”, scrivono i ricercatori. Le prescrizioni di oppioidi e antidepressivi schizzano all’11% e 23% rispettivamente in soggetti soli rispetto al 6% e 9% di chi invece non lo è, affermano.
Che fare quindi? Gli esperti suggeriscono di sostituire le medicine con “contatti sociali” per gli anziani. In un precedente studio era infatti emerso che negli ultimi quattro anni di vita gli anziani sperimentano per il 20% isolamento sociale, oltre alla solitudine. Da qui deriva l’uso di psicofarmaci, antidolorifici e tranquillanti in proporzione maggiore di chi invece ha amici o famiglia o è inserito socialmente.
(Fonte: tratto dall'articolo)