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Somministrare la vitamina D? Una guida al corretto uso

Cuore Amico, 1, 2020

Si parla molto di vitamina D. Il suo principale ruolo è quello di regolare le concentrazioni di calcio e fosforo, elementi deputati al mantenimento della mineralizzazione ossea, la contrattilità muscolare e l’azione del sistema immunitario.

La maggior parte degli alimenti non contiene vitamina D. Tuttavia si tratta di un composto stabile, che non si altera con la cottura o la conservazione degli alimenti. Si trova soprattutto nei derivati del latte, nel pesce e nel tuorlo d’uovo.

Fondamentale per l’assimilazione è l’esposizione al sole, che deve essere regolare per tutto l’anno, ed è sufficiente a carico di viso, mani e gambe.La sua carenza è asintomatica, ma se si protrae lungamente può indebolire la forza muscolare negli adulti.

La somministrazione della vitamina D è prevista in due diversi scenari. Il primo è relativo alle patologie che non richiedono il dosaggio plasmatico preventivo, come gli anziani ospiti delle case di cura, il secondo invece riguarda le persone affette da osteoporosi o che assumono farmaci interferenti con il metabolismo della vitamina D (cortisonici, antimicotici). Oppure persone con sintomi attribuibili a ipovitaminosi D, che presentano astenia, dolori muscolari e frequenti cadute immotivate.

La somministrazione in eccesso può provocare calcolosi renale, rischio di fratture e aumento del calcio plasmatico.

È stato dimostrato che la somministrazione preventiva non è utile per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Dunque è sempre importante rivolgersi al medico per eventuali prescrizioni.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2020
Pagine
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo19000101
Numero1
Fonte
Approfondimenti Online
FonteCuore Amico
Subtitolo in stampaCuore Amico, 1, 2020
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Approfondimenti
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Parole chiave: Alimentazione