Crescono in Piemonte le strutture per malati non autosufficienti e per persone con disabilità di vario grado: erano 547 nel 2019, oggi sono 640. Il trend è chiaro: le strutture a gestione privata sono cresciute in quattro anni, senza subire alcuna flessione. Un altro dato rivelatore: nel 2020 l’elenco regionale riportava 29.873 posti in Rsa accreditati dalla Regione Piemonte nei quali la Regione può inserire pazienti in convenzione. Secondo gli allarmi lanciati dai gestori privati le Rsa per anziani, autosufficienti e non, avrebbero dovuto subire chiusure in massa e drastici tagli di sedi e di posti letto.
Niente di tutto ciò sta avvenendo, come era prevedibile per un settore in crescita (complice il nulla sul fronte delle cure domiciliari di lungo periodo) e estremamente redditizio. Ma il grido d’allarme delle Case di riposo ha ottenuto un effetto: soldi a pioggia sulle Rsa, dalle tasche dei cittadini piemontesi, ospiti delle strutture e dai loro familiari. La Giunta della Regione Piemonte ha infatti approvato a settembre la delibera di aumento dei costi di ricovero nelle Rsa – Residenze sanitarie assistenziali, sottoscritta da quasi tutti i rappresentanti degli enti gestori.
L’aumento generale dell’inflazione e dei costi dell’energia con cui vengono motivati questi aumenti non colpiscono solo le strutture, ma si scaricano anche sulle famiglie dei ricoverati. Inoltre, le strutture chiedono la sottoscrizione di nuovi contratti con l’adeguamento tariffario anche ai pazienti in convenzione. i cui rapporti, per legge, non andrebbero invece regolati con i privati.
Di fatto la Regione Piemonte con l’aumento delle rette prelevato direttamente dalle risorse per le convezioni non solo non aumenta le quote sanitarie, ma addirittura diminuisce i posti convenzionati. Senza contare che oggi quasi tutti i Comuni del Piemonte applicano regolamenti più restrittivi dell’Isee (penalizzanti per l’utente) per il calcolo della compartecipazione.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)