Genova - Per la prima volta c’è una speranza di controllare il decadimento che accompagna la malattia di Alzheimer. Un farmaco, aducanumab, ha dimostrato di contrastare i danni legati alla proteina beta-amiloide, che si deposita nel cervello migliorando le capacità cognitive dopo un anno di cure in persone malate. I risultati dello sono stati presentati a Genova da Colin Masters, dell’Università di Melbourne, ospite al Congresso sulle malattie degenerative dell’Associazione Autonoma Sin per le demenze (Sindem), in corso a Palazzo Ducale.
Il farmaco è stato somministrato con un’iniezione mensile in due diversi dosaggi e alla dose più elevata ha permesso non solo di migliorare le condizioni dei malati, ma anche di “ripulire” il cervello dalla beta-amiloide, come provano le immagini della Pet (tomografia ad emissione di positroni) con sostanze che legano direttamente il composto nocivo.
La grande sfida della scienza è arrivare a farmaci che possono almeno rallentare la diffusione della beta-amiloide. Le ricerche dicono che i primi segni della malattia possono esserci già 20 anni prima dell’inizio dei primi sintomi. Per questo è fondamentale riconoscere per tempo le persone a rischio. L’obiettivo delle cure in studio è realizzare farmaci che portino via la proteina beta-amiloide che si deposita nel cervello.
(Fonte: tratto dall'articolo)