E’ la storia più incredibile che sia mai stata raccontata. È il 1971. Emilio D’Alessandro lavora a Pinewood, accompagna attori e produttori in giro peri set a bordo della sua Ford Capri. È stato chiamato per una corsa a Abbots Mead, una villa alla periferia nordest di Londra. Suona alla porta e dal corridoio spunta un signore barbuto sulla quarantina. «Buongiorno, sono Stanley Kubrick. È lei il pilota di cui si parla in questo articolo?» domanda, mostrando un vecchio ritaglio di giornale. Kubrick sta ultimando le riprese di Arancia meccanica e cerca un autista. Non sanno ancora che quell’incontro cambierà le loro vite. In trent’anni di sodalizio professionale e umano con il regista, Emilio D’Alessandro scopre i segreti della settima arte, un mondo fantasmagorico, lontanissimo dalle sue origini, che lui vive da protagonista. Si troverà a dover portare a spasso il grande fallo di porcellana di Arancia meccanica, a mangiare un boccone con Marisa Berenson inuna trattoria per camionisti, a salvare Ryan O’Neal da un’orda di fan scatenate sfrecciando per le vie di Londra.
(Fonte: www.ilsaggiatore.com)