Presentando il Rapporto annuale sulla situazione del Paese il Presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, si è chiesto se siamo un popolo che può guardare al futuro o se dobbiamo rassegnarci a manutenere il presente. La risposta è nella capacità che avremo (si spera) di saper costruire sviluppo, convertendo in fattore “produttivo” l’ “esperienza” che avremo acquisito con quello che Pavese chiamava il “mestiere di vivere”.
Un esempio? Dal Rapporto Istat emerge che il 10% degli over 65 fa volontariato, il doppio rispetto al 1998. Altri dati meno positivi per l’economia emergono dalla ricerca. Le proiezioni Istat prevedono che nel 2050 gli over 65 cresceranno in un range fra i 9 e i 14 punti percentuali dal 23% del 2018. Le persone fra 0 e 14 anni si potranno mantenere al livello attuale (13,5%), ma anche scendere al 10,2%. La quota dei 15-64enni sembra destinata a ridursi al 54,2% del totale, (meno dieci punti percentuali rispetto ad oggi). In pratica, oltre 6 milioni di persone in età da lavoro in meno rispetto a oggi.
Il presidente dell’Istat nella sua relazione di presentazione del Rapporto Istat ha sottolineato che questi dati comportano effetti significativi sul livello e sulla struttura della spesa per il welfare. Pensioni e sanità sono decisamente in prima linea anche se mettiamo in conto che gli anziani di domani saranno in migliori condizioni di salute e di autonomia funzionale. Garantire oggi un’assistenza dignitosa a quasi 14 milioni di over 65 sembra ancora possibile, ma è utile chiedersi “se” e “come” saremo in grado di soddisfare la stessa domanda anche solo tra vent’anni, quando gli anziani saranno saliti di altri 5 milioni.
Soprattutto, sostiene Blangiardo, “c’è da chiedersi quali strategie andranno avviate per garantire la tenuta degli equilibri di welfare – e in primo luogo proprio nel campo della salute – se si mette in conto lo straordinario prevedibile accrescimento del numero dei “grandi vecchi”: gli ultra 90enni, oggi circa 800.000, sono destinati ad aumentare di oltre mezzo milione nei prossimi vent’anni e, al loro interno, persino gli ultra centenari, attualmente 14.000, dovrebbero superare le 50.000 unità”.