Con il biotestamento tradotto in legge si va a regolamentare quello che è chiamato "fine vita", cioè in termini crudi, la possibilità di scelta se accanirsi o meno al capezzale di un malato terminale. Lo stesso Papa Francesco, che ha spiazzato i cattolici più ortodossi i quali vedono in questa legge l'anticamera dell'eutanasia, ha ribadito come sia necessario provarle tutte, ma mai con cieco accanimento di fronte a situazioni di sofferenza senza speranza. D'ora in poi ognuno di noi potrà decidere lasciando scritto e detto di che terapie non intende avvalersi in caso di necessità. Certo il giuramento a Ippocrate tra l'altro impegna i dottori a esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento, di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona e di astenersi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico. Quindi le regole approvate di "inizio morte" già da sempre in mano all'impegno deontologico dei dottori, può suscitare una reazione legittima, ma sproporzionata al testo di legge approvato.
(Sintesi redatta da: Nardinocchi Guido)