L’Italia è, col Giappone, il Paese più vecchio del mondo e, con l’aumento dell’età media, crescono i non autosufficienti che arrivano a 2.847.814 persone, secondo un rapporto del Centro Ricerche dell’Università Bocconi. Ma solo la metà di questi usufruisce di servizi socio-sanitari, mentre il resto è assistito da circa 8 milioni di caregiver familiari (di cui 1 su 5 è a sua volta ultrasessantenne).
Per questo il titolo del convegno organizzato da Uneba, organizzazione di categoria del settore socio-sanitario “L’invecchiamento: sfide e opportunità per la società di domani”, potrebbe tradursi in “sfide e opportunità per la società di oggi”. «Le sfide – dice il presidente Franco Massi – riguardano le istituzioni pubbliche; gli enti come quelli Uneba; gli operatori, perché senza di loro che garantiscono la qualità del servizio, non si fa nulla». E al centro di tutto deve essere la persona, «il cui senso profondo è nella relazione» spiega Vittorio Cingoli, direttore Scuola di Psicoterapia Integrata. Dello stesso avviso è Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria che sottolinea come convivialità e stare insieme contribuiscono positivamente a garantire una vita di qualità e salute, mentre la solitudine aumenta la mortalità e il rischio demenza. La strada di nuovi modelli di convivialità è quello usato nell’Appennino bolognese, formato da 57.000 abitanti di cui il 40% famiglie unipersonali che vivono in aree difficili. Si è provveduto a trasformare i centri residenziali in centri di servizio per la domiciliarità insieme ad associazioni, parrocchie, Pro Loco e volontari».
Il 'buon vicinato del Terzo millennio'.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)