L’University of California ha pubblicato su «Aging Cell» uno studio in cui i ricercatori sono riusciti a «manomettere» l'età biologica delle cellule di un gruppo di volontari che hanno assunto farmaci a base di ormoni della crescita e anti-diabetici. Un risultato importante, anche se ci sono dubbi sulla reale efficacia dell'esperimento. Anche diverse «Pharma» lavorano in questa direzione, come la resTORbio, azienda che sta testando un farmaco utilizzato come immunosoppressore nei trapianti di organo su un gruppo di anziani per valutarne il potenziale anti-invecchiamento. Lo sfasamento tra età biologica e quella anagrafica è da interpretare attraverso l'epigenoma, insieme delle modificazioni chimiche e strutturali imposte dall'ambiente al Dna. E' infatti quest’ultimo con le sue metamorfosi che da l'età biologica.
Ed è su queste «modificazioni» che gli scienziati californiani si sono concentrati. Hanno appurato che il «cocktail ringiovanente» ha fermato il processo di invecchiamento cellulare ed ha addirittura sottratto 2 anni e mezzo dall’età dei partecipanti. I dubbi sulla validità della ricerca sono legato sia la numero esiguo dei partecipanti (nove) sia il conflitto di interesse di uno degli autori, Gregory Fahy, che è co-fondatore di Intervene Immune, società attiva nella ricerca di rimedi anti-età. Anche la resTORbio, azienda biotech, ha avuto buoni risultati dall’impiego di un farmaco anti rigetto, la rapamicina, che, in diversi studi pre-clinici ha dimostrato di essere in grado, nei modelli animali, di estendere l'aspettativa di vita media.
Lo studio è stato effettuato nel 2014 ed ha dimostrato che, somministrato a basse dosi, il composto migliora la risposta immunitaria per combattere le infezioni del tratto respiratorio, una misura indiretta del ringiovanimento del sistema immunitario.
(Fonte: tratto dall'articolo)