L'accusa per tutti i vertici delle Rsa, residenze sanitarie assistenziali, è epidemia colposa e omicidio colposo plurimo.
Stando agli esposti in questi "gironi danteschi", da mesi erano iniziate le morti per polmoniti gravissime di anziani abbandonati a una morte straziante, come fosse la semplice conseguenza di un destino ineluttabile.
Nessuno - secondo l'accusa - si preoccupava del contagio e della disumanità di una morte che si consuma "cercando l'aria". Al centro dell'inchiesta ci sono 14 residenze per anziani di cui gran parte residenti nel milanese, per un numero di decessi enorme; un totale che sfiora il migliaio.
Il lavoro di questi giorni degli investigatori si concentra sull'acquisizione di documenti, cartelle cliniche di pazienti deceduti fino a quattro mesi fa. Di queste, oltre ovviamente ai contenuti, saranno interessanti le date.
Quando si poteva dire che le Rsa sapevano? E quali sono state le loro priorità e le loro ordinarie attività a epidemia conclamata? Sotto la lente dei pm le direttive ricevute dalla Regione Lombardia per la gestione di ospiti anziani e pazienti nuovi, perché le tante morti inevitabilmente "sbloccavano" liste d'attesa. Indagini anche sull'effettiva disponibilità di dispositivi di protezione,mascherine, tute, disinfettanti e visiere, tamponi e procedure da eseguire durante l'emergenza. Ci sono mail, agli atti, in cui i vertici delle Rsa imponevano a infermieri e operatori sanitari di non mettere la mascherina per non spaventare i parenti degli ospiti.
Gli investigatori per stabilire la responsabilità degli indagati, lavoreranno sul "nesso causale", cioè sul collegamento, per imperizia, negligenza o mancata applicazione delle norme.
(Sintesi redatta da: Nardinocchi Guido)