Un ampio studio condotto da ricercatori dell'Università dell'Iowa, negli Usa, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Jama Neurology, conferma che l'assunzione di un farmaco per il trattamento della prostata previene o riduce il rischio di sviluppare il Parkinson. Il nuovo studio ha utilizzato dati di 300.000 uomini anziani provenienti da due grandi set di dati di pazienti (il database Truven Health Analytics MarketScan negli Usa e i registri sanitari nazionali in Danimarca) per indagare se l'assunzione di terazosina fosse associata allo sviluppo della malattia di Parkinson.
I risultati si basano su precedenti ricerche del team, che hanno dimostrato come la terazosina aumenta i livelli di energia cellulare e può prevenire o rallentare la progressione il Parkinson negli animali. Per il nuovo studio il team ha identificato 150.000 uomini che avevano appena iniziato a prendere terazosina e li ha abbinati, in base all'età e alla storia clinica, a 150.000 uomini che avevano appena iniziato a prendere tamsulosina, un altro farmaco per la cura dell'ipertrofia prostatica benigna.
"Abbiamo quindi monitorato i dati sulla salute di questi uomini per determinare quanti in ciascun gruppo hanno sviluppato il Parkinson", spiega Jacob Simmering, tra gli autori dello studio. E' emerso che gli uomini che assumevano terazosina avevano dal 12% al 37% in meno di probabilità di sviluppare Parkinson durante il follow-up rispetto agli altri. Nonostante le differenze relative alla popolazione e al sistema sanitario, i ricercatori hanno dunque riscontrato un effetto protettivo simile sia negli Usa che in Danimarca, una prova importante dell'effetto causale di protezione.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)