Per arrivare ai farmaci senolitici sugli esseri umani dopo che sui topi sono riusciti a “pulire” i tessuti dai segni della vecchiaia bisogna ancora affrontare diverse tappe, riassunte sul Journal of the American Geriatrics Society dal gruppo guidato da Paul Robbins, dello Scripps Research Institute di Jupiter in Florida. Per prima cosa, dopo aver visto il funzionamento sulle cellule senescenti umane coltivate in vitro, ora si deve passare alla sperimentazione sulle persone, a cui dovranno essere somministrate a intermittenza, visto che nei topi, dopo un breve trattamento, i tessuti restano puliti per mesi. I trattamenti saranno dosati a seconda della velocità con cui le cellule senescenti si riaccumulano, che probabilmente cambia sia nei diversi tessuti sia a seconda dell’alimentazione e dello stile di vita. Se invece si vorrà intervenire specificatamente su alcune malattie, basterà iniettare i farmaci direttamente nel tessuto interessato. Nei topi si è visto che basta, per avere dei benefici, eliminare la maggior parte delle cellule senescenti per ottenere buoni miglioramenti. Però per dimostrare che portano ad un prolungamento di vita occorrerebbero decenni, per cui si dovranno solo misurare benefici intermedi e capire quali farmaci usare. Infatti ogni senolitico pulisce solo alcuni tessuti, non tutti, quindi non sarà facile trovare i candidati ideali per la sperimentazione, e comunque la terapia dovrà comprendere diversi farmaci.