Come sottolineato dalla ricerca Talenti senza età – Donne uomini over 50 e lavoro, realizzata da Valore D, in collaborazione con il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano, il rischio maggiore è quello che i lavoratori maturi vengano messi da parte nonostante le esperienze, capacità e risultati portati. Dalla ricerca emerge che quasi la metà delle persone (45,7%) danno molto sul lavoro, ma vivono momenti di difficoltà, una popolazione aziendale identificata come Talenti Attivi ma in Difficoltà.
In effetti la ricerca mostra che si tratta di un periodo di vita complesso: la grande maggioranza tra gli intervistati dichiara di aver vissuto negli ultimi anni cambiamenti che hanno rivoluzionato l’assetto di vita (63,6%). Innanzitutto, gli over 50 si sentono chiedere due cose contraddittorie: dare “spazio ai giovani” al fine di alleggerire i costi aziendali e consentire il ringiovanimento delle organizzazioni e pensionarsi più tardi per alleviare gli oneri della previdenza. Si tratta ovviamente di due richieste tra loro incompatibili, ma che hanno in comune una visione negativa del lavoratore maturo o anziano.
Il valore aggiunto che apportano questi lavoratori, invece, è strettamente legato al bagaglio di saperi costruito nel proprio percorso professionale e di vita: per farlo fruttare è necessario promuovere il coinvolgimento attivo di questi lavoratori e continui scambi con i lavoratori più giovani. Affidare ai lavoratori maturi compiti di affiancamento potrebbe responsabilizzarli, offrire nuovi stimoli e dare ai più giovani ulteriori possibilità di formazione sul campo. Questo quadro di vantaggi e svantaggi dei lavoratori senior derivante dall’applicazione del ciclo di vita delle competenze trova conferma nella ricerca Le politiche aziendali per l’Age Management: materiali per un piano nazionale per l’invecchiamento attivo condotta da Riccio e Scassellati per Inapp, che esamina le motivazioni aventi un peso nel trattenere o meno i lavoratori senior nell’attività lavorativa.
Secondo l’opinione rilevata nell’ambito di un campione di lavoratori, l’esperienza acquisita nel tempo è il principale motivo per cui gli stessi sono trattenuti all’interno dell’azienda; mentre il più alto costo del lavoro è ritenutoil principale motivo per cui le imprese tendono a espellerli. Come suggerisce il rapporto di ricerca La valorizzazione dei lavoratori maturi (over 50): una sfida per le politiche pubbliche e per le strategie delle organizzazioni condotto dall’Università Liuc-Carlo Cattaneo, la prima constatazione che risultaevidente da questo profilo di analisi è l’esistenza di un atteggiamento generale, diffuso tra i lavoratori italiani over 50, non particolarmente favorevole al prolungamento dell’attività lavorativa tra i 55 anni e i 60 e oltre.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)