Negli ultimi anni si è registrato un cambiamento nella domanda assistenziale degli anziani, sempre più intenzionati a progettare il proprio processo di invecchiamento, esprimendo il desiderio di vivere più a lungo possibile a casa propria, ricorrendo a servizi semiresidenziali o residenziali solo a fronte di una situazione domiciliare impossibile per l’eccessivo carico sanitario. Ciò significa per il caregiver pubblico o privato, provvedere ad un’equa distribuzione dei servizi e ad un sistema di rimborso basato sui budget disponibili e sui costi delle prestazioni, seguendo però una logica che non sia più ‘top-down’, ma che tenga conto della partecipazione diretta dell’utente.

In questa prospettiva un ruolo cruciale è svolto dalla tecnologia, tenendo però conto del digital gap considerevole (specialmente in Europa e nei paesi a sud-est), del personale sociosanitario, degli anziani e dei caregiver informali. Una strategia di miglioramento percorribile è il riscorso a processi di creazione e progettazione partecipata che coinvolga tutti gli attori in un’unica rete, accompagnata da un approccio Bring-Your-Own-De-vice (Porta il Tuo Device). Ciò permette di sfruttare il legame che l’utente ha già con il suo dispositivo e la familiarità derivata dall’utilizzo prolungato. È inoltre importante che le persone percepiscano gli oggetti tecnologici come un’estensione del proprio sé, che si sentano coinvolti e partecipi nel raggiungimento degli obiettivi.

Un metodo di approccio efficace è individuare nella popolazione anziana persone che fungano da “ambasciatori” del servizio digitale. Queste diventeranno un punto di riferimento per i loro pari, con cui saranno in grado di relazionarsi e immedesimarsi. Un altro fattore chiave è fare leva sui valori chiave delle persone che vogliamo coinvolgere, generando un rapporto di fiducia tra utenti e istituzioni, basato sulla comune intenzione di produrre qualcosa di utile.

L’idea di invecchiamento attivo, che prevede la co-produzione dei senior al proprio benessere, prevede tra l’altro proprio il ricorso alle nuove tecnoologie. Si osserva infatti che l’introduzione delle soluzioni tecnologiche di maggior successo avviene nei contesti nei quali la prevenzione si traduce in un vantaggio, come nel caso di attivazione di polizze assicurative che contemplano il ‘life style’ come elemento caratterizzante del prodotto offerto. Analogamente a ciò, anche i care provider dovranno proporre nuove modalità per fungere da aggregatori e ‘designer’ delle risposte di cura, a partire naturalmente dalla rete di relazioni e contatti sociali tra persone.

La nuova dinamica dovrà, infatti, essere orientata alla consulenza face to face, al fine di far emergere obiettivi e potenzialità dei fruitori.  I candidati alla funzione di aggregatore nel territorio, dovranno perciò offrire soluzioni personalizzate, che interconnettano i soggetti che possono offrire risposte a bisogni che non richiedono particolari competenze - come cibo e compagnia - con l’ottimizzazione delle risorse economiche della persona, offrendo un insieme di informazioni basate sui suoi bisogni e sulla sua volontà in materia di cure e di obiettivi di salute e di qualità di vita.