Dagli scacchi alle carte, dalla lettura all'enigmistica, mantenere in attività il cervello in età anziana può ritardare l'esordio della malattia di Alzheimer anche di un quinquennio. È quanto dice uno studio pubblicato su Neurology firmato da Robert Wilson, del Rush University Medical Center a Chicago, che ha seguito per diversi anni lo stato di salute di 1.978 anziani dell'età media di 80 anni, di cui 457 si sono ammalati di Alzheimer durante il follow-up.
«Lo studio conferma quanto già emerso in precedenza: svolgere attività semplici e alla portata di tutti che tengano il cervello in esercizio aiuta a mantenere una buona performance cognitiva», afferma Francesco Landi, presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) e direttore della UOC di Medicina interna geriatrica del Policlinico Gemelli di Roma. Secondo l'esperto questo studio è la dimostrazione che mantenere il cervello attivo può ritardare la comparsa delle malattie neurodegenerative.
«Un parallelismo calzante è quello tra esercizio fisico ed esercizio cognitivo: il primo è in grado di prevenire fragilità e disabilità fisica, il secondo fragilità e disabilità mentale». Di certo esiste un'azione sinergica tra i due tipi di esercizio: chi è attivo dal punto di vista cognitivo lo è anche dal punto di vista fisico. «Coltivare interessi fino da quando siamo giovani, dalla lettura alle attività mentalmente stimolanti è la chiave per arrivare in età anziana con un cervello ancora attivo e ritardare l'esordio delle demenze», conclude Landi.
(Fonte: tratto dall'articolo)