Quali saranno le esigenze degli anziani nel 2030? È la domanda da cui è partita la pianificazione integrata della presa a carico della terza e quarta età per il periodo 2021–2030. L’obiettivo del programma è di permettere agli anziani di poter essere seguiti in maniera adeguata nelle proprie case: un desiderio espresso da molti di loro. Questo valorizzando e sviluppando i servizi d’appoggio, spiega il direttore del Dss Raffaele De Rosa.
Basato sulle previsioni demografiche, sui dati epidemiologici e del progresso tecnico, il piano prevede un potenziamento delle case di riposo con 1’180 posti letto in più, un rafforzamento del 62 per cento delle ore di assistenza e cura a domicilio, come pure un raddoppio dei servizi d’appoggio e aiuti diretti per il mantenimento a domicilio. Un aumento dei letti nelle case anziani che però, tenendo conto dell’incremento della popolazione, si traduce in una diminuzione di posti a disposizione rispetto al numero di cittadini e cittadine. Questo a dimostrazione di un impegno maggiore nell’aumento delle ore di assistenza e cura a domicilio come pure del volume dei servizi d’appoggio e aiuti diretti per il mantenimento a domicilio, che compenseranno la diminuzione di offerta pro capite nelle case anziani.
Oltre agli aspetti quantitativi, la pianificazione integrata punta alla creazione di nuovi sportelli 65+ per orientare e accompagnare utenti e familiari, come pure alla valorizzazione e allo sgravio dei familiari curanti. Questo con un potenziamento dei servizi di appoggio come centri diurni e la possibilità di poter includere dei weekend liberi dall’accudimento. Inoltre è previsto un aumento della formazione e della promozione del personale socioassistenziale e infermieristico. Professione, quella dell’infermiera/e, che registra oggi un alto tasso d’abbandono.
«Le caratteristiche, i bisogni e le risorse della terza e quarta età mutano nel tempo», illustra Stefano Cavalli, responsabile del Centro competenze anziani della Supsi. «In questa fascia è presente una grande eterogeneità e disuguaglianza sociale soprattutto per quanto riguarda la salute. Nonostante le condizioni di vita della popolazione anziana dovrebbero continuare a migliorare anche in futuro, è stato dimostrato che le persone meno formate sono maggiormente soggette a una degradazione della salute. Per loro potrebbe addirittura verificarsi un declino di quest’ultima rispetto alle generazioni precedenti» spiega Cavalli. Ciò può essere spiegato con lavori più usuranti, traiettorie professionali caratterizzate da più interruzioni, reddito inferiore e stili di vita malsani.
Sappiamo che certi comportamenti a rischio non sono egualmente distribuiti nella popolazione, come pure quelli preventivi in materia di salute che sono più frequenti in alcune fasce più privilegiate della società.Tornando all’approccio integrato, il direttore del Dss De Rosa sottolinea che si tratta della prima pianificazione che «unisce il settore stazionario delle case anziani, la parte ambulatoriale legata ai servizi di aiuto e cure a domicilio e quello di tutti i servizi di appoggio attivi nell’ambito dei trasporti, dei pasti a domicilio, dei centri diurni. Questo con l’obiettivo di rafforzare e stimolare le cure integrate e la collaborazione fra i vari attori».
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)