La storia dei personaggi, quella del cinema e degli States, in The Irishman, sono l'una il riflesso dell'altra, perché tutte destinate allo stesso oblio. Oggi, come l'infermiera che accudisce De Niro verso la fine del film, nessuno, a parte i vecchi, ricorda chi fosse Jimmy Hoffa, e che sia così non importa a nessuno. "It is what it is."
Scorsese si prende tutti i tempi e gli spazi che gli servono per raccontare quel che vuole come vuole, la sua macchina da presa è sempre mobile ed elegante, ma meno nervosa. E meno lo è, più è efficace. Come nella scena magistrale della costruzione e dell'esecuzione di Hoffa, cui Scorsese toglie perfino l'onnipresente commento musicale. Come nella crepuscolare ora conclusiva del film.
"Non volevo attori più giovani per i personaggi di De Niro, Pacino e Pesci," ha raccontato Scorsese spiegando il perché del ricorso alla CGI (Computer-generated imagery) sui loro volti. "Volevo girare con i miei amici." Il regista e i suoi attori non sono più ragazzini, e non hanno tempo o voglia per i giochetti. Volevano stare insieme e raccontarsi per quello che sono, in questo presente qui.
Anche quando sono più giovani in volto, i personaggi di The Irishman si muovono con la goffaggine e i movimenti degli anziani. Sono tutti vecchi, forse stanchi, consapevoli di essere alla fine della loro epoca. Seppur ringiovaniti dalla CGI sono già il riflesso, i fantasmi digitali, di quello che sono e saranno. E così, paradossalmente, si rilanciano beffardamente nel presente e nel futuro.
(Fonte: https://www.comingsoon.it)