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Carrino Antonella

Togliere il voto agli anziani? Provocazione o strategia politica?

22-10-2019

Beppe Grillo ha lanciato di recente una provocazione citando la frase di Douglas J. Stewart del 1970: “Ci sono semplicemente troppi elettori anziani e il loro numero sta crescendo. Il voto non dovrebbe essere un privilegio perpetuo, ma una partecipazione al continuo destino della comunità politica, sia nei suoi benefici che nei suoi rischi”.
La questione, dunque, è stata posta circa mezzo secolo fa e trova supporto anche nelle tesi dell’economista belga Philippe Van Parijis che si è posto le seguenti domande: “cosa dovrebbero fare le democrazie quando gli interessi degli anziani sembrano essere in contrasto con gli interessi delle giovani generazioni?” e ancora "se gli interessi delle nuove generazioni si scontrano con quelle dei loro nonni, chi avrebbe più diritto a decidere delle sorti della politica?”.

La ratio della sua teoria parte dal presupposto che i cittadini di una certa età si preoccupino  meno dei giovani degli scenari sociali, politici e economici futuri. Fra gli altri argomenti a supporto si è citato il caso del voto inglese sulla Brexit, dal quale sono emerse posizioni quasi opposte tra giovani e anziani (i primi favorevoli a rimanere in Europa i secondi prevalentemente contrari). Delle 30 aree del Regno Unito con la popolazione più anziana, 27 hanno votato per non restare in Europa. Non a caso, anche nel dibattito pubblico, la proposta di Grillo è stata collegata a quella di Enrico Letta lanciata solo pochi giorni prima, di estendere il diritto di voto ai sedicenni.

In un mondo che invecchia, esperti, studiosi e politici propongono di abbassare l'età del voto. L’Italia non sarebbe il primo paese a fare questa scelta. In Europa quattro Paesi hanno già abbassato i limiti di età al voto: Austria, Grecia, Malta e Ungheria (dove i sedicenni possono votare se sposati). Nel resto del mondo il voto è esteso a questa fascia d’età in Argentina, Brasile, Nicaragua, Cuba, Ecuador, mentre in Indonesia, Timor Est e in Corea del Nord si vota dai 17 anni in su. Allargare la base elettorale ai giovani è una cosa ed obbedisce all’obiettivo di dare un peso maggiore a chi sarà coinvolto in futuro dalle scelte attuali ma non è corretto metterlo in relazione al voto dei più maturi per vari motivi.

In primo luogo perché, come ha sottolineato il costituzionalista Michele Ainis: "Con la Costituzione attuale, non è assolutamente possibile togliere il voto agli anziani” e, anche proponendo una modifica, bisogna considerare che si interviene nel campo dell'universalità dei diritti. Si aprirebbe il campo ad ipotesi paradossali come, ad esempio, quella di rivedere la responsabilità penale attenuata di cui godono i sedicenni; la loro capacità di intendere e di volere è presunta, deve essere accertata e comunque vale uno 'sconto' di pena nel caso commettano un delitto. Paradossalmente si dovrebbe intervenire anche su questo punto; se sono maturi per il voto bisognerebbe trasferire questo profilo anche alla loro responsabilità penale. Un altro esempio? "Con il diritto di voto, all'anziano potremmo togliere anche l'obbligo di pagare le tasse", sostiene Ainis, e a ben guardare perché gli anziani dovrebbero contribuire a finanziare un sistema di welfare di cui presto non godranno più?.

La provocazione lanciata da Grillo pone poi altre questioni di fondo. La società non è fatta a compartimenti stagni e bisogna tener  conto del fatto che gli anziani sono, all’interno delle famiglie, sempre di più una fonte anche economica di sostentamento.  Una recente indagine della Uil Pensionati ha quantificato in 2.250 euro al mese la paga che dovrebbero percepire i nonni dalle famiglie italiane. Tanto valgono gli infiniti compiti che svolgono. Il database era costituito da 400.000 lavoratori, suddivisi su 500 categorie di servizi e, sulla base dei tariffari in vigore, sono state quantificate le paghe orarie per le molteplici attività di servizio (trasporto, pasti, baby sitting etc) che i nonni svolgono per i nipoti e per i figli. E come si fa a sostenere che i nonni non siano preoccupati del futuro dei nipoti se sono così attivi nel loro presente?

Non solo, ma gli anziani costituiscono anche il segmento sociale che esprime una nuova fascia di consumo: quella della "Silver Economy", cioè dell’economia puntata direttamente su questo target. Fondazione Ambrosetti, nel 2018, ha evidenziato che gli “anziani” hanno oggi una situazione reddituale e patrimoniale migliore rispetto alla media della popolazione. Tra i 55 e i 64 anni il 40% delle famiglie dispone di una ricchezza netta superiore a 250.000 euro, percentuale che resta superiore al 30% per le famiglie i cui componenti sono over 65. Si è stimato che in Italia il valore aggiunto della Silver economy, considerando solo i settori per essa più rilevanti, ammonti a oltre 43 miliardi di euro. Per la Banca d'investimento americana MerrilLynch, la capacità di spesa degli over 60 a livello globale è destinata a salire a 15.000 miliardi di dollari entro il 2020. Questa ingente massa monetaria è destinata a prendere tre direzioni: la spesa sanitaria legata all’età, le nuove tipologie di assicurazioni e gestioni patrimoniali e il mercato Silver (prodotti anti-invecchiamento, housing sociale, gestione tempo libero). 

Secondo lo studio Schulze Radvansky (Impact of Ageing Populationson Silver Economy, Health and Long-Term Care Workforce) la silver economy avrà un impatto su mercato del lavoro stimato fra i 2,6 e i 4,4 milioni di nuovi posti di lavoro in tutta Europa fino al 2025. L’invecchiamento, quindi, da rischio diventa risorsa perché crea nuove professioni specialistiche. Tutto ciò va riconsiderato prima di  escludere gli anziani dalla partecipazione alla vita politica; specie quando danno un simile apporto sociale ed economico allo sviluppo dei loro Paesi.

Sul tema ha indagato l’istituto Noto (società demoscopica) in un sondaggio del 19 ottobre scorso ed è emerso che togliere il voto agli anziani non porterebbe a grandi cambiamenti sul piano elettorale. Questo perché, con la differenziazione del voto tra gli over 65 e il resto della popolazione, le preferenze non variano, se non di poco. Oggi, infatti, non c’è più quella classificazione politica in base all’età che aveva caratterizzato la Prima Repubblica.
Quanto all’opinione della popolazione: l’88% degli italiani si dichiara contrario alla proposta del fondatore dei Cinque Stelle. Il 58% degli intervistati boccia anche la proposta dell’abbassamento a 16 anni della soglia per votare. Infine, dallo stesso sondaggio emerge che più di 1 cittadino su 2 (55%) “sarebbe favorevole a istituire una sorta di assemblea elettiva consultiva, formata da soli giovani che possa essere un riferimento del Parlamento e della politica per la promozione di leggi su temi riguardanti il lavoro, l’ambiente, la formazione, l’istruzione, la tecnologia”.

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Autore (Cognome Nome)Carrino Antonella
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2019
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa22-10-2019
Fonte da stampare
Volume
Approfondimenti
Carrino Antonella
Attori
Parole chiave: Atteggiamento verso invecchiamento Politiche riferite alla popolazione anziana Rapporti intergenerazionali Senior marketing