L'autrice, questa volta in prima persona, è il personaggio su cui ruota l'intera e triste vicenda. Il padre verso la fine del 2008, all'età di 88 anni, viene ricoverato per un improvviso malore e il responso è terribile: una trombosi cerebrale. Un trauma che sia per l'età del soggetto che per l'esito infausto del trattamento ospedaliero porta l'uomo a diventare persona non più autonoma e fragile.
Suo padre è stato sempre una persona dai mille interessi e curiosa, ha amato appassionatamente la vita; ora, menomato gravemente, non chiede altro che una fine rapida e si rivolge alla figlia perché gli venga concessa questa possibilità. Un suicidio assistito in piena regola, da qui l'autrice entra nel più drammatico dei dilemmi, pieni di impensabili complicazioni, come concepire la donazione della fine a un uomo che allo stesso tempo rappresenta colui che a lei ha donato la vita?
La Bernheim, in questo libro descrive l'ansia e l'abbattimento per questa inconcepibile avventura, non più tanto rara, verso la morte.
(Sintesi redatta da: Nardinocchi Guido)