Gianna si occupa della madre molto anziana e non più autonoma. Gianna è un'attrice e sta provando uno spettacolo che, sotto forma di commedia, mette in scena il rapporto con una donna in là con gli anni. Non è facile per lei conciliare le due cose così come non è facile per la compagnia riuscire ad arrivare alla prima perché i finanziamenti assumono un'entità di giorno in giorno più precaria.Laura Chiossone, dopo interessanti corti, esordisce nel lungometraggio mostrando una padronanza del mezzo e una sensibilità non comuni nelle opere prime del cinema italiano. Grazie ad un ottimo cast e alla straordinaria prova della novantatreenne Anna Coletti riesce a mostrare senza retorica il passo dopo passo di un'assistenza quotidiana che richiede amore, fatica e sopportazione, tutti distribuiti in eguale misura. A un certo punto della vita, come in un mito greco, le posizioni si invertono. I figli divengono genitori dei propri genitori i quali retrocedono a uno stadio di infanzia necessitata dall'inabilità. Ed è lì che si misura il grado di umanità di ognuno. Il teatro, di cui la regista conosce bene anche la dimensione del dietro le quinte, dovrebbe essere in grado di rileggere quella realtà mutandola in spettacolo. È quanto il piccolo gruppo di attori tenta di fare in un contesto sociale come quello dell'Italia d'oggi in cui le sale chiudono e le compagnie si sciolgono. Ma è proprio la vita, quella che sta 'fuori', che reclama di essere messa in scena con i suoi amori che faticano a trovare le parole per esprimersi (perché lì non c'è copione) o con i sogni di un passato che non può ritornare. In questo gioco di scatole cinesi (il cinema che riflette sul teatro che a sua volta ragiona sulla vita) Laura Chiossone si muove con una macchina da presa pronta a cogliere le minime variazioni del sentire in una Milano i cui esterni propongono spazi insoliti per il cinema. Spazi che si fondono con un'umanità che, senza proclami ma con determinazione, non si arrende.
(Fonte: www.mymovies.it)