Fra Mauro Battaglino, guardiano del Convento di Sant'Antonio da Padova, spiega che la mensa sarà chiusa tre settimane per lavori di adeguamento alle norme sanitarie. «Abbiamo smistato i tesserati in via Ghedini e al Cottolengo. Prima della pandemia accoglievamo 200 persone sedute. Con la pandemia il numero delle persone è raddoppiato, la nostra cucina non ce la fa più a reggere 400 pasti. Come tutte le altre ora diamo i sacchetti, a settembre torneremo a far sedere solo 4-5 anziani. Tutto resta un grande punto interrogativo».
Di certo c'è che «la pandemia ha determinato un cambio generazionale: i volontari anziani non sono più venuti per paura, al loro posto sono arrivati i giovani che con l'università chiusa avevano tempo. Ma ora che le lezioni in presenza ripartiranno sarà tutto da rivedere perché la mattina non ci saranno. Un aiuto ce lo danno i ragazzi italiani e stranieri ospiti delle nostre strutture di accoglienza che così fanno una sorta di restituzione».
Alla Bartolomeo & C., l'associazione al fianco delle persone senza dimora, il presidente Marco Gremo ammette la crisi: «Su 27 volontari, con la pandemia ne abbiamo persi 5, giovani, purtroppo, sui quali speravo di poter investire. Paura del contagio, problemi famigliari, mancanza di volontà: nell'immaginario le persone di cui ci occupiamo noi sono pericolose». Gremo spiega che «al dormitorio di via Saluzzo abbiamo dimezzato il numero degli ospiti. Ma nei volontari c'è stanchezza psicologica, la pandemia ha ridotto la capacità di sopportare impegni e fatica».
(Sintesi redatta da: Linda Russo)