A Torino Luciana Savonitto, 77 anni e Norberto Ranauro 80 anni, erano sposati da 60 anni, una coppia felice fino a quando lei si è ammalata di Alzheimer. Il marito si è occupato di lei fino a quando, due mesi fa, Luciana si è rotta il femore, ed è stata ricoverata in ospedale e poi in Rsa, dove il marito l’andava a trovare tutti i giorni. Quando la signora è stata dimessa, l’uomo che aveva già confessato ai parenti di non riuscire più ad occuparsene, le ha sparato e poi si è suicidato. Maria Grazia Breda, presidente della Fondazione promozione sociale onlus, vede in questo tragico epilogo un’ennesima eutanasia da abbandono. Lei che da anni che si occupa di difendere i diritti delle famiglie degli anziani non autosufficienti ricorda che bastano, ad esempio, tre raccomandate per chiedere la prosecuzione delle cure, ma purtroppo le persone non conoscono le possibilità che la legge fornisce e che troppo spesso non vengono spiegate. Questo è il terzo omicidio-suicidio in meno di un mese e dovrebbe portare ad una riflessione sull’assistenza per gli anziani. Conclude la Presidente Breda: «Si continua a pensare che la malattia sia un dramma personale e si dimentica che la sanità pubblica ha il dovere di garantire le cure e non lasciare sole le persone in situazioni di grave sofferenza».
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)