In Italia sono 480mila gli uomini che hanno ricevuto una diagnosi di carcinoma prostatico, e la maggior parte ha subito trattamenti che possono aver lasciato conseguenze nella sfera sessuale. Problemi di erezione, calo del desiderio, perdita della libido, o anche semplicemente un generale malessere psicologico che non permette una piena e soddisfacente vita sessuale. Inoltre ci sono effetti collaterali meno conosciuti, come la climacturia (perdita di urine al momento dell’orgasmo) o l’orgasmo doloroso, meno intenso o diverso, o anche alterazioni riguardanti la forma e le dimensioni del pene. La ricerca però sta cercando soluzioni per ovviare a tutti questi problemi. Ad esempio si è visto che l’origine dell’impotenza è probabilmente da imputare, nei pazienti sottoposti a radioterapia, all’irradiazione indesiderata della base del pene, il bulbo penieno. Ora grazie all’utilizzo della risonanza magnetica, l’oncologo radioterapista riesce ad evitare di toccare il bulbo con le radiazioni. Negli interventi chirurgici si è visto che è meglio, quando possibile, risparmiare i nervi deputati all’erezione, così da evitare problemi successivamente, e iniziare al più presto un programma riabilitativo precoce, con farmaci idonei. Questo non solo aiuta per i rapporti sessuali, ma mantiene ossigenati i corpi cavernosi e favorisce la vasodilatazione, riducendo il rischio di fibrosi e retrazione. In tutti i casi i malati sottoposti a prostatectomia radicale e quelli trattati con radioterapia hanno diritto a ricevere i farmaci per bocca contro la disfunzione erettile con copertura del Sistema Sanitario Nazionale, con un piano terapeutico stabilito dallo specialista. Molto importante infine la scelta del centro di cura, visto che le unità dedicate alla cura dei tumori della prostata (o prostate cancer unit) sono molte e possono offrire dei team multidisciplinari con cui affrontare tutti gli aspetti del tumore con il paziente, supportandolo anche per il recupero della sessualità.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)