Il 19% degli uomini preferisce non parlare del problema, l’11% è rassegnato, il 33% accetta la nuova situazione. Uno studio della Fondazione Istud presentato al congresso della Siuro in corso a Milano. Rassegnazione, vergogna, tabù. Quando le cure per il tumore della prostata incidono sulla sessualità, solo il 22% dei pazienti cerca soluzioni e appena il 4% ricorre a farmaci o a dispositivi medici. Degli altri, il 33% semplicemente accetta la nuova condizione, il 19% preferisce non affrontare l’argomento, un altro 11% si definisce rassegnato, mentre per l’11% resta una grande criticità. “Dalle interviste condotte è emerso ciò che spesso non viene detto, per pudore o vergogna”, spiega Giario Conti, segretario SIUrO: “Uno degli ambiti più colpiti nel percorso di cura del tumore della prostata è la sessualità, tema non sempre affrontato dai medici. I pazienti affermano di aver ricevuto in alcuni casi informazioni poco chiare e insufficienti, che li hanno portati a prendere atto in modo brusco di una sessualità troncata o differente. È indispensabile, quindi, che il paziente con tumore della prostata venga valutato con un approccio multidisciplinare, coinvolgendo anche figure come il sessuologo, lo psicologo e l’andrologo”.
(Fonte: tratto dall'articolo)