Con circa 35.300 nuovi casi diagnosticati nel 2018 in Italia, quello alla prostata è il tumore più frequente fra i maschi italiani. Fortunatamente il 90 per cento dei pazienti è ancora vivo dopo 10 anni dalla diagnosi: un traguardo importante, soprattutto se si pensa che è una forma di cancro tipica dell’età avanzata e che la maggior parte dei malati ha più di 70 anni. «Negli ultimi anni è cambiata la strategia contro questa patologia - spiega Sergio Bracarda, consigliere della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) -: un caso su tre viene considerato come non aggressivo e quindi è trattato con la sorveglianza attiva, che consiste in controlli periodici da svolgere nel tempo per tenere la malattia sotto osservazione e intervenire solo se progredisce. E, come indicano anche gli esiti di diversi studi presentati all’ultimo congresso della Società Europea di Oncologia medica (Esmo), tenutosi a Monaco di Baviera nei giorni scorsi, grosse novità sono state introdotte quando la malattia è aggressiva e arriva a una fase avanzata, per la quale abbiamo diverse opzioni in grado di allungare la significativamente la sopravvivenza».
(Fonte: tratto dall'articolo)