Negli uomini con tumore alla prostata, il test del DNA libero circolante (cfDNA) potrebbe essere “confuso” dalle varianti genetiche dell’emopoiesi clonale (CHIP), conducendo alcuni pazienti ad essere trattati in maniera inappropriata con inibitori della polimerasi (PARP).
“Il nostro studio evidenzia un importante limite delle maggior parte degli attuali test del cfDNA o ‘biopsia liquida’ per gli uomini con tumore della prostata”, dice Colin C. Pritchard dell’Università di Washington di Seattle, principale autore dello studio, “Abbiamo riscontrato che mutazioni nelle cellule ematiche venivano comunemente rilevate nel plasma e tali mutazioni potrebbero essere mal interpretate come derivanti dal tumore prostatico. I risultati hanno importanti implicazioni per orientare la terapia con una più recente classe di farmaci denominati PARP inibitori”.
“Quasi la metà delle volte che mutazioni legate alle indicazioni approvate dalle Food and Drug Administration per l’eleggibilità ai PARP inibitori sono state rilevate nel cfDNA, esse derivavano dall’emopoiesi clonale e non erano correlate al tumore prostatico”, continua Pritchard , “Tali mutazioni nell’emopoiesi clonale interferenti erano particolarmente comuni nelle fasce d’età più avanzate”.
(Fonte: tratto dall'articolo)