Jennifer Elisseeff, ingegnere biomedico alla Johns Hopkins University a Baltimora (Maryland) ha spiegato un risvolto inaspettato nello studio delle cellule senescenti. In passato alcuni studi avevano dimostrato che, nei topi, l'eliminazione di particolari cellule senescenti (che "si rifiutano di morire"), permetteva di invertire specifici processi di invecchiamento. Ora i ricercatori si apprestano a testare alcuni farmaci che agiscono su queste cellule zombie anche nell'essere umano. Ottenere finanziamenti per trial clinici che misurano un aumento della durata della vita in salute è quasi impossibile. L'invecchiamento è un concetto scivoloso al punto che la Food and Drug Administration (FDA) non lo classifica come una condizione da trattare. Ora le aziende biotecnologiche e farmaceutiche sono interessate a testare farmaci, noti come senolitici, che uccidono le cellule senescenti nella speranza di ribaltare, o almeno prevenire, i danni dell'età. Nei prossimi due anni e mezzo, la Unity Biotechnology di San Francisco, prevede di effettuare numerosi trial clinici curando persone affette da osteoartrite, malattie oculari e malattie polmonari. Alla Mayo Clinic, il gerontologo James Kirkland, sta iniziando alcuni trial preliminari come prove di fattibilità per farmaci senolitici contro una serie di disturbi legati all'età.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)