Quella dell’assistente familiare o badante è una professione che cerca di farsi riconoscere un ruolo maggiore nel funzionamento del sistema socio-sanitario che si occupa di disabili e di anziani. In Piemonte, secondo l’Inps, sono impegnate nel lavoro di cura 76.792 persone di cui il 20% italiane; le donne sono 68.539. Dai dati riportati nella ricerca «Straniera di casa», Armando Editore, collegata all’esperienza di corsi di formazione a Torino curati dalla Sfep (Scuola di Formazione ed Educazione Permanente) risulta che i corsi sono stati frequentati da 1115 assistenti familiari, per la maggioranza (61%) donne che vivono con l’assistito, di cui il 35% anziani con Alzheimer o Parkinson. L’assistente familiare solitamente non ha il tempo di acclimatarsi, deve subito eseguire compiti molto impegnativi, per una paga mensile media di 900 euro netti. Vengono loro richieste anche competenze infermieristiche, fare iniezioni, occuparsi di diabetici, gestire complesse terapie farmacologiche. Sono lavoratrici che, in assenza di titoli, debbono prestare lo stesso tipo di cura che potrebbe prestare un familiare. Difficilmente le badanti pongono dei limiti sul lavoro svolto, perché sono per la grande maggioranza migranti con un pressante bisogno di lavoro. Sottolinea Marina Merana, dirigente dell’Area Servizi socio-sanitari del Comune di Torino che urgono norme per il ruolo delle assistenze familiari, anche nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Bisogna quindi, conclude Merana, riconoscere la professionalità con l'istituzione di un Albo. Nel 2013 il rapporto Censis mostrava che questo ruolo era per il 62/70% coperto dal lavoro nero, e che solo il 19% delle famiglie assume tramite intermediari.