Nel 2016 sono stati 12,6 milioni gli italiani che hanno speso 6 miliardi e 200 milioni (la metà in nero) per farsi assistere da un infermiere. Inoltre più di 24 milioni di pazienti hanno ricevuto una prestazione infermieristica da personale non qualificato, come badanti o parenti, con rischi di infezioni urinarie (per inserimento cateteri) o problemi di ematomi. Questa la situazione che emerge dall’indagine Censis svolta per conto dell’Ipasvi, la federazione dei collegi infermieristici. I dati mostrano un mercato destinato a crescere, visto che aumenteranno gli malati cronici. E’ anche vero che 7,8 milioni di assistiti hanno richiesto l’intervento di un infermiere per operazioni semplici, come prelievi, o medicazioni. Alcune Asl iniziano ad offrire, con alto gradimento, l’infermiere di famiglia. Il problema fondamentale però è che già, secondo l’Ipasvi mancano già 50mila infermieri. Infatti in media ogni infermiere ha dodici assistiti, quando il numero ideale sarebbe la metà. Secondo uno studio su British Medical Journal dai dieci pazienti in su sale del 20% il tasso di mortalità. La presidente Ipasvi, Barbara Mangiacavalli propone per risolvere la situazione di assumere part-time 10mila infermieri e stabilizzare i precari.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)