(function() { var ga = document.createElement('script'); ga.type = 'text/javascript'; ga.async = true; ga.src = ('https:' == document.location.protocol ? 'https://' : 'http://') + 'stats.g.doubleclick.net/dc.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s); })();
Iscrizione newsletter Chiudi

Registrati alla Newsletter, per essere sempre aggiornato.

* Campo obbligatorio

Indirizzo Email

*

Nome

Cognome

Tipologia Utente:

*
*
Carta d'Identità Centro Studi 50&Più Chiudi

D'Amico Cristina

Un «patto» più chiaro sugli esami e sulle cure

Il Corriere della Sera, 22-01-2017, p.46

La pratica del consenso informato è ormai assodata, ma il diritto delle persone di scegliere consapevolmente cosa fare della propria salute ha ancora molta strada da fare. Sia Maurizio Mori, filosofo, presidente della Consulta di Bioetica Onlus che Tonino Aceti, segretario nazionale del Tribunale dei diritti del Malato ne sono concordi. Il Rapporto PIT Salute 2016 del Tribunale dei diritti del Malato - Cittadinanzattiva, riporta che l’11,4% delle oltre 21 mila segnalazioni degli assistiti per problemi nei rapporti con la Sanità hanno riguardato l’accesso alle informazioni, di queste il 22% riguarda proprio il diritto al consenso informato. Tra le criticità riscontrate la brevità del colloquio col medico, il modulo per il consenso presentato pochi minuti prima del trattamento; terminologia troppo tecnica e incomprensibile. Resta quindi per tanti una firma solo come “scarico di responsabilità” in favore del medico. Mori sottolinea i problemi inerenti il consenso per i giovani e per gli anziani, spesso messi automaticamente sotto la tutela dei familiari. Porta l’esempio di come le diagnosi di Alzheimer, anche all’inizio della malattia, difficilmente viene comunicata al paziente mentre è ancora in grado di decidere e disporre. Aggiunge Aceti che l’attenzione, giusta, prestata all’efficienza, rischia di trasformare la Sanità in un mera elargizione di prestazioni, dove la comunicazione è un valore residuale. Per una modifica del consenso informato preme tra gli altri Fabrizio Cafaggi, ordinario di Diritto privato all’Università di Trento. La sua proposta è di graduare il consenso, partendo da un consenso semplice per prestazioni «ad alto livello di incertezza sui risultati e basso livello di rischio per il paziente», per arrivare a decisioni sempre più condivise mano a mano che «diminuisce l’incertezza della prestazione ma aumenta il rischio per l’assistito ». O addirittura, suggerisce Cafaggi, modulare il consenso in base a una preliminare profilazione del rischio, come si fa oggi nelle scelte finanziarie.

(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)

TORNA ALLA PAGINA PRECEDENTE     AGGIUNGI AI PREFERITI     I MIEI PREFERITI
Autore (Cognome Nome)D'Amico Cristina
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2017
Pagine46
LinguaItaliano
OriginaleNo
Data dell'articolo2017-01-22
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteIl Corriere della Sera
Subtitolo in stampaIl Corriere della Sera, 22-01-2017, p.46
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)
Volume
Approfondimenti
D'Amico Cristina
Parole chiave: Consenso informato Ospedale