Un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Biologia Molecolare di Mainz in Germania ha condotto uno studio sul verme Caenorhabditis elegans, uno dei modelli animali più usati in biologia, giungendo alla conclusione che a promuovere lo stato di salute dei vermi, ed anche il loro invecchiamento, sono alcuni geni coinvolti nell’autofagia. Trattasi dell’ insieme di meccanismi che consentono il ricambio dei componenti del citoplasma cellulare e la rimozione degli organelli non più funzionali o danneggiati. I ricercatori, guidati da Holger Richly, sono partiti dalla constatazione che in C. elegans, l’autofagia rallenta con l’età fino a deteriorarsi completamente nella vecchiaia. Grazie al loro studio, non solo hanno individuato i geni coinvolti in questo processo, ma hanno dimostrato anche che silenziandoli si ottiene un miglioramento notevole dello stato di salute dei vermi studiati e un incremento della loro sopravvivenza. “Molte malattie neurodegenerative, tra cui Alzheimer, Parkinson e corea di Huntington sono associate a un cattivo funzionamento dell’autofagia”, ha spiegato Jonathan Byrne, coautore dello studio. “È quindi possibile che questi geni per l’autofagia possano essere un buon modo per preservare l’integrità neuronale in questi casi”. La ricerca è stata illustrata sulle pagine della rivista “Genes & Development”.
(Sintesi redatta da: Miuccio Angela)