Le demenze, e in particolare l'Alzheimer, solo in Italia colpiscono 1.241.000 persone e comportano l'alterazione progressiva di alcune funzioni (memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento), interferendo con le normali attività quotidiane e determinando un progressivo deterioramento della personalità. Proprio la terapia del sorriso è entrata a far parte del protocollo di alcuni reparti del Centro di Medicina dell'Invecchiamento (CEMI) del Policlinico Universitario A. Gemelli, come spiega il geriatra Francesco Landi, Direttore dell'Unità di Riabilitazione e Medicina Fisica: "Un sorriso può fare molto per i pazienti con Alzheimer, perché aiuta a rilassarsi, a recuperare quel rapporto umano che spesso la malattia tende a cancellare".
La clownterapia, la terapia del sorriso, è da considerarsi una terapia non farmacologica in grado di alleviare alcuni sintomi, può aiutare il paziente a recuperare dei punti di riferimento. L'esperienza di chi fa clownterapia con professionalità viene messa al servizio dei pazienti, ma anche dei medici e dei familiari, perché questo tipo di comunicazione non verbale raggiunge corde altrimenti impossibili da toccare.
(Sintesi redatta da: Nardinocchi Guido)