Si può affrontare il reddito di cittadinanza partendo dai problemi che viviamo quotidianamente. Quindi non come un emolumento da riconoscere ai giovani a prescindere da responsabilità e impegni ma come un investimento per risolvere le contraddizioni della nostra società.
Questa la tesi di fondo contenuta nell’articolo di Marcello Veneziani che scrive “viviamo in una società di vecchi, sempre più vecchi e soli, abbandonati al loro destino e alla tv. I giovani a loro volta abbandonano le città, soprattutto i paesi del sud, vanno via in cerca di fortuna. Si crea nelle nostre società un terribile razzismo anagrafico per cui i vecchi possono stare solo coi vecchi e i giovani stanno solo coi giovani, non c’è più comunicazione attiva tra le generazioni, si è aperto un baratro tra le età. Le famiglie si sfasciano tra i vecchi da assistere e i figli che si staccano dai loro genitori perché devono andare a cercarsi un lavoro lontano”.
La proposta dell’autore è quella di trasformare il reddito di cittadinanza in una sorta di sussidio di compagnia anche per ristabilire un ponte fra due generazioni che si stanno “divaricando a livello sociale”. Sulla base di criteri di prossimità anche geografica i giovani potrebbero diventare angeli custodi degli anziani soli: accompagnandoli e assistendo uno o più di loro, aiutandoli a fare la spesa, a uscire di casa, informandoli sull’attualità e seguendoli burocratiche e sanitarie. Angeli custodi o nipoti adottivi nella quotidianità che conoscono i luoghi in cui l’anziano vive e per questo rassicuranti.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)