Tre figli per la Patria sono da oggi non solo possibili ma auspicati dal Partito Comunista Cinese, che intende in questo modo far fronte ad un problema cruciale per lo sviluppo della Cina: la crescita della domanda interna grazie alla presenza di una robusta componente di popolazione giovane che consuma. Sono in molti in questi giorni a sostenere che la Cina “invecchierà prima di diventare ricca”. Il tema è certamente cruciale per l’ex Impero di Centro e in verità per il Pianeta intero: un terzo della crescita del Pil mondiale è di matrice cinese. Il dividendo demografico che ha portato la Cina ad essere il workshop produttivo del mondo è ormai svanito e nel breve-medio periodo il trend di invecchiamento non potrà essere invertito. Del resto, la politica di apertura al secondo figlio, varata nel 2015, non ha avuto alcun impatto: il tasso di fertilità si è assestato all’1,3 (quando dovrebbe essere 2,1 per mantenere la popolazione stabile).
Primo effetto: dovrà cambiare il ruolo dello Stato nella società. Se fino a pochi anni fa, gli investimenti in infrastrutture apparivano più che giustificati per sostenere una società giovane che lavorava in imprese manifatturiere che dovevano diventare sempre più competitive, ora servono nuove politiche e servizi per la salute, una radicale modifica delle politiche delle pensioni – la Cina non potrà più permettersi di mandare in quiescenza gli uomini a 60 anni e le donne a 50 – e ulteriori incentivi per lo sviluppo di Fondi Pensione in grado di sostenere una società che invecchia. Il varo di misure di questo tipo permetterà peraltro di incidere su una delle variabili chiave che deprimono i consumi oggi e la propensione delle famiglie ad espandersi: ovvero il percepito di incertezza associato alla gestione della vita post lavorativa a causa dell’assenza di strumenti adeguati di tutela.
La seconda implicazione è l’assoluta necessità di investire sempre più su innovazione e qualità del capitale umano: la Cina è già molto avanti sul fronte della robotica e dell’intelligenza artificiale; alla luce del trend demografico questa traiettoria – votata all’innovazione e alla crescita del livello di scolarizzazione (nel 2020 ha laureato 220 milioni di persone, il doppio rispetto al 2010) – appare indispensabile per compensare un trend decrescente di forza lavoro disponibile.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)