Per la prima volta uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Brain e coordinato da ricercatori dell’Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, scopre un nesso tra l’avere un sonno agitato e la malattia di Parkinson.
Ma quando il sonno può definirsi molto agitato? Quando compaiono bruschi movimenti di braccia e gambe. Dormendo, la persona scalcia, urla, tira pugni, vive pienamente il suo sogno (perché ciò accade durante la fase Rem, quella appunto del sogno, più intensa nel colmo della notte). Questo disturbo comportamentale nel sonno Rem è chiamato Rbd ed è associato a specifici parametri clinici ma ora è anche indice di un rischio quasi sei volte più elevato di sviluppare il Parkinson, nei due anni successivi alla diagnosi
Lo studio è stato condotto su 300 pazienti selezionati da nove centri in tutto il mondo e seguiti per 3 anni. Tutti avevano una diagnosi di Rbd confermata con polisonnografia, l’analisi delle caratteristiche del sonno: il disturbo comportamentale del sonno Rem è infatti un fattore di rischio già noto per lo sviluppo di patologie in cui vi sia un accumulo di alfa-sinucleina, una proteina che altera la trasmissione diimpulsi nervosi, come avviene per esempio per la malattia di Parkinson e per la demenza a corpi di Lewy.
Finora, però, non si sapeva calcolare quando potessero insorgere tali patologie.«Questo disturbo del sonno si manifesta con un’intensa attività motoria collegata a ciò che si sogna, per esempio muovere le gambe o agitare le braccia come per volare o difendersi da qualcuno, e provocata dalla perdita della fisiologica atonia muscolare che si ha di norma in fase Rem, spiega il coordinatore della ricerca Dario Arnaldi. Durante il sonno Rem, infatti, nel quale sono presenti sogni più vividi e strutturati, si resta immobili anche se si sogna e si perde del tutto il tono muscolare volontario».
I dati raccolti hanno evidenziato che nei pazienti con Rbd l’associazione di deficit cognitivi, costipazione e alterazione nel funzionamento di specifiche aree cerebrali si lega a un incremento di quasi sei volte, a distanza di due anni della diagnosi di Rbd, del rischio di Parkinson e di altre alfa-sinucleinopatie, malattie associate al peggioramento neurologico dovuto a un accumulo della alfa-sinucleina nel sistema nervoso.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)