La longevità continua la sua avanzata e questo è evidente: oggi il tasso di mortalità è perfino più basso di quello di dieci anni prima. Sembra che anche la frontiera della morbilità venga spostata in avanti. È la tesi della compression of morbidity di Fries che ipotizza che, a fronte di un progressivo allungamento dell’aspettativa di vita (compressione della mortalità), l’insorgenza della malattia e della disabilità possa ugualmente venire posposta e non, come fino ad allora comunemente ritenuto, rimanere costante. Di conseguenza, l’invecchiamento comporterebbe non un aumento, ma una riduzione, almeno relativa, del numero di anni trascorsi in cattive condizioni di salute e probabilmente di dipendenza fisica. Questo è dovuto anche all’affinamento scientifico della capacità diagnostica e terapeutica, l’organizzazione sanitaria più efficiente, una cultura della salute che ricorre maggiormente alla prevenzione ed ai controlli, ma anche nuovi anziani che provengono da ambienti e stili di vita più sani.Appare realistico affermare che non solo si aggiungono anni alla vita, ma anche vita agli anni
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)