Il pensionamento rappresenta un evento critico. Per questo è importante supportare il processo di invecchiamento delle persone, riscoprendo nuove prospettive progettuali e modalità di cura che possano costituire modelli di riferimento nel campo delle relazioni familiari.
La pedagogia, intesa come riflessione e sostegno al processo formativo della persona in tutte le fasi della sua esistenza, pone particolare attenzione ai cambiamenti che attraversano il ciclo di vita della famiglia, e che fanno assumere al nucleo familiare diverse configurazioni.
Tra questi cambiamenti, il pensionamento rappresenta un momento parecchio delicato a cui è necessario prepararsi adeguatamente. Al termine del periodo lavorativo, che generalmente coincide con l'ingresso dell'adulto nell'età anziana, nuove dinamiche si innescano tra i membri della famiglia, ridisegnando i rapporti tra le generazioni. Senza dubbio, si tratta di una fase densa di mille fragilità, che costringe a confrontarsi con il fisiologico rallentamento dell'esistenza. Il filosofo statunitense Emerson affermava che «la vecchiaia non dovrebbe mai insinuarsi nella mente umana. In natura ogni momento è nuovo, il passato è continuamente inghiottito e dimenticato; solo ciò che sta per arrivare è sacro». Seppure con evidenti intenti provocatori, affermazioni di questo tipo si legano a un modo di pensare - spesso non esplicitato per l'imbarazzo che provoca il suo retrogusto amaro - che affolla la mente di molti (giovani e meno giovani), impegnati a contrastare l'unico reale e invalicabile limite della vita: la morte.
Ed è pertanto da qui che bisogna partire, ossia dalle rappresentazioni anche implicite che fanno ancora della vecchiaia l'altra faccia della medaglia dell'improduttività e dell'astenia. (Fonte: tratto dall'articolo)