Si è scoperto che il cervello è in grado di rigenerarsi, poiché le reti neurali si modificano quando viviamo un’esperienza nuova, ascoltiamo musica, pratichiamo dello sport. Inoltre si formano ogni giorno nuove cellule neuronali partendo dalle «nicchie germinali», alla base dei cervello. Dai 25-30 anni in poi il volume del cervello diminuisce di circa lo 0,2% ogni anno ma il deficit viene compensato da una migliore organizzazione dei neuroni rimasti. Aver scoperto che possiamo accrescere la riserva funzionale cognitiva del cervello nel corso di tutta la vita apre nuove frontiere rispetto alla cura di Alzheimer e Parkinson. Bisogna quindi, durante tutto il corso della vita, allenare il cervello come si allena il corpo con stimoli cognitivi e intellettuali (ascoltare musica, vivere situazioni diverse, apprendere nuove lingue, cimentarsi in giochi d’intelletto o intrattenere buoni rapporti sociali). Come dicevano i latini, inoltre anche l’attività fisica aiuta a potenziare le capacità intellettuali. Queste nuove informazioni stanno portando a sperimentazioni su pazienti con malattie degenerative con due tipi di approcci: la stimolazione cerebrale profonda e l’uso di cellule staminali. Malati di Parkinson, Alzheimer o altre malattie degenerative vengono sottoposti, nel primo caso, alla stimolazione magnetica non invasiva di ampie aree corticali, con un «casco» innovativo disponibile oggi nel centro «Magics Center» del San Raffaele. Per valutarne le possibilità di recupero di alcune abilità perdute. Nel secondo caso, dove la sperimentazione è alla fase 1, le cellule staminali sono utilizzare per stimolare la formazione di nuovi neuroni.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)