I neurologi de La Sapienza di Roma, diretti da Alfredo Berardelli hanno pubblicato sulla rivista PLOSone la loro scoperta: si può individuare il Parkinson prima dell’arrivo dei sintomi analizzando la saliva. Precedentemente lo si poteva fare analizzando il liquido cefalorachidiano, tramite puntura lombare.
«Da tempo si è alla ricerca di un biomarker che aiuti nella diagnosi e nella valutazione dell’evolvere della malattia - commenta Berardelli, Presidente dell’Accademia per la malattia di Parkinson -. Noi abbiamo osservato che nei parkinsoniani si riduce la forma non aggregata monomerica, dell’ alfa-sinucleina e questa riduzione è correlata in modo proporzionale alla gravità del quadro motorio. È come se questa proteina venisse “consumata” dalle cellule e accumulata in aggregati, gli oligomeri , che risultano infatti aumentati».
Diminuisce l’ alfa-sinucleina totale, ma la sua forma aggregata oligomerica, tossica, aumenta. L’alfa-sinucleina contribuisce al rilascio dei neurotrasmettitori fra le terminazioni nervose, aiutando lo scambio d’informazioni, tra cui la trasmissione del neurotrasmettitore dopamina, fondamentale nel controllo dei movimenti, carente nel Parkinson. L’alfa-sinucleina è stata definita da Alex Brunger della Stanford University “il lubrificante dei neuroni” dopo aver bloccato nei topi il gene Snac che la codifica, e aver constatato che con il tempo gli animali sviluppavano gravi deficit motori. E spiega: «È come non cambiare mai l’olio del motore. Per i primi chilometri l’auto si muove, ma alla fine il motore fonde».
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)