Il Cohousing è un nuovo modo di abitare insieme nato nel Nord Europa negli Anni ’60, ma che nell'ultimo periodo sta interessando soprattutto la generazione dei millenial, già conquistata dalla condivisione sotto altre forme: car sharing, coworking…
Il cohousing però interessa sempre di più anche un’altra fascia di popolazione: i separati, chi ha una residenza temporanea, gli anziani. La coresidenza, dal canto suo, è uno stile di vita a metà strada tra un hotel e un affitto tradizionale: uno spazio privato con servizi che facilitano la vita, più altri spazi condivisi. Zona giorno, cucina, palestra e altro ancora: dal servizio di pulizia a quello di accoglienza e portineria, tutto con un affitto ragionevole che comprende riscaldamento, gas, elettricità, internet e pulizie delle zone comuni.
La Babel Community, ad esempio, gestisce due palazzi a Marsiglia e a Montpellier nel Sud della Francia. Il mercato spera di aprire a breve una ventina di residenze del genere in tutto il Paese. A Malmo, in Svezia, invece un complesso ospita un centinaio di coinquilini: composto da due edifici sostenibili, sia dal punto di vista energetico che sociale. A Friburgo, in Germania, è in atto un esperimento differente: l’intero quartiere di Vuaban, 5.000 abitanti, è gestito da un’associazione senza scopo di lucro incaricata dell’organizzazione di gruppi di lavoro, campagne di informazione e altre iniziative relative allo sviluppo del quartiere.
Invece a Berkeley, in California, ben il 10% delle nuove costruzioni è destinato al cohousing. La Berkely Cohousing ospita, tra le altre, una comunità di una trentina di persone divise in cottage o piccoli appartamenti tutti ad energia solare.
In Italia invece ogni progetto di cohousing vive di caratteristiche proprie. L’Urban Village Bovisa di Milano, il modello Smart Up di Bolzano e la Casa della Vela a Trento, per citarne alcune, sono tutte esperienze di coabitazione con obiettivi e target differenti.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)