La neurologa Amalia Bruni nel 1995 era nel gruppo che ha individuato il gene più diffuso dell’Alzheimer, la presenilina-1, ora guida a Lamezia una squadra di esperti e operatori dell’ospedale Giovanni Paolo II. La dottoressa sottolinea, come aveva già fatto 5 anni fa, il problema della fuga dei cervelli e della scarsa rilevanza attribuita alla ricerca scientifica in Calabria e più in Italia). Oggi spera che il suo centro rientri tra gli Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico (Irccs) uno dei tre tipi di realtà riconosciute come enti di ricerca in Italia (le altre due sono le università e il Cnr). Il suo centro si occupa di malattia neurodegenerative, soprattutto di demenze prendendo in carico i pazienti e i familiari, anche con iniziative di natura sociale, come gli Alzheimer Caffè o il centro diurno. Nel settore della ricerca portano avanti studi sul dna della popolazione calabrese, particolarmente variegato. Infatti qui è stato ultimamente identificato una mutazione di un gene coinvolto nell’Alzheimer di tipo genetico, l’App (proteina precursore della beta amiloide), che si è originata proprio in Calabria. La dottoressa conclude ricordando che le malattie degenerative sono appunto patologie a cui va cercata una soluzione medica, non solo sociale.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)